Gli autori

del modello sistemico

Per poter comprendere meglio il pensiero sistemico-relazionale può essere utile conoscere i suoi Protagonisti. Questa rassegna non pretende di essere esaustiva, ma vuole dare solo alcuni spunti di riflessione relativamente alle nostre origini e alla storia della grande e multiforme "Famiglia Sistemica".

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GREGORY BATESON (1904-1980)

Non era un terapeuta familiare, ma un antropologo ed un filosofo. La terapia della famiglia era solo uno dei suoi molteplici interessi, che andavano dallo studio delle popolazioni native in Nuova Guinea all'analisi dei comportamenti sociali dei delfini. Il suo contributo teorico è stato fondamentale. Contribuì allo sviluppo della teoria cibernetica e alla teoria dei sistemi, con particolare attenzione alle loro applicazioni in ambito psicologico.
Definì l'idea di "Mente" come un sistema cibernetico che va oltre i confini del singolo individuo e propose, per comprendere il comportamento umano, di allargare il campo di osservazione al contesto.
Studiò, insieme al Gruppo di Palo Alto, gli aspetti paradossali della comunicazione e mise le basi per la teoria del "doppio legame". Un testo emblematico del lavoro di Bateson in ambito psicologico è "Verso un'ecologia della mente".

 

NATHAN W. ACKERMAN (1909-1971)

Psichiatra infantile di formazione tradizionale, nel corso della sua pratica clinica introdusse in forma sperimentale, a partire dagli anni Quaranta, l'intervista con tutta la famiglia nel trattamento dei bambini.
Studiò la relazione tra patologie psichiatriche nel bambino e le cure familiari. In seguito iniziò a considerare la famiglia come una vera e propria unità di diagnosi e trattamento del disagio infantile.
Il testo più conosciuto di Ackerman è "Psicodinamica delle relazioni familiari".

 

CARL A. WHITAKER (1912-1995)

Psichiatra, riscontrò durante la pratica clinica l'utilità di vedere i pazienti insieme alle loro famiglie.
Fu il primo ad introdurre il concetto di "trigenerazionalità", inserendo nella famiglia anche la generazione dei nonni, che spesso coinvolgeva anche nella terapia.
Fu il più creativo ed eccentrico tra i Padri Fondatori della terapia della famiglia.
Un testo che può aiutare il lettore ad entrare nel mondo di Whitaker è "Danzando con la famiglia".

 

MURRAY BOWEN (1913-1990)

Era uno psichiatra specializzato nel trattamento dei bambini psicotici. Trattandosi di cure piuttosto prolungate nel tempo, Bowen iniziò a chiedere alle madri, ed in seguito anche ai padri, dei suoi pazienti di vivere in ospedale con i propri figli. Grazie a questa esperienza potè approfondire gli studi sulle relazioni all'interno del nucleo familiare.
Verificò come gli effetti terapeutici di un trattamento familiare si attuassero più velocemente rispetto ad altri giovani pazienti trattati con la terapia individuale. Bowen fu tra i primi ad usare il genogramma a scopo clinico e per la formazione dei futuri terapeuti familiari.
Il testo "Dalla famiglia all'individuo" descrive l'evoluzione del pensiero di Bowen sia come clinico sia come didatta.

 

IL GRUPPO DI PALO ALTO ED IL MENTAL RESEARCH INSTITUTE

Bateson, Haley, Weakland, Jackson, Satir, Watzlawick, Beavin, Fisch, Sluski...
Nel 1952 Bateson riusci ad ottenere un finanziamento per costituire un gruppo di studio sulla comunicazione ed i suoi aspetti paradossali. In seguito il gruppo si concentrò su alcuni aspetti legati alla comunicazione dei pazienti schizofrenici, introducendo il concetto di "doppio legame". Solo in seguito a questa teorizzazione Jackson, che era uno psichiatra, iniziò a vedere le famiglie tenendo delle sedute congiunte. risale a questo periodo l'introduzione della videoregistrazione delle sedute e l'utilizzo dello specchio unidirezionale. Questi strumenti erano utili soprattutto a scopo di ricerca, per poter osservare a posteriori gli scambi comunicazionali della famiglia.
In questo periodo la teoria di riferimento era la cibernetica di I livello e i ricercatori pensavano di poter osservare le dinamiche relazionali in modo "oggettivo", come se guardassero dei pesci in un acquario.
La summa del lavoro del Gruppo è il testo "La pragmatica della comunicazione umana".
Con il passare del tempo il Gruppo, sotto la guida di Fisch, ha teorizzato un nuovo metodo d'intervento, basato sui principi della comunicazione, che cercava di coniugare l'efficacia con la massima brevità possibile, in contrapposizione con i trattamenti classici.
Il testo "Change" è la testimonianza del lavoro del Gruppo nell'ambito della terapia breve strategica.

 

SALVADOR MINUCHIN (1923)

L'interesse di Minuchin per le famiglie venne dal suo lavoro con gli adolescenti nei quartieri disagiati di New York. In questo contesto lavorativo notò che i progressi ottenuti con le terapie individuali tradizionali tendevano a svanire non appena i ragazzi ritornavano nelle loro famiglie d'origine. Attraverso questa esperienza Minuchin sviluppò un suo pensiero originale basandosi sull'osservazione sociologica dell'impatto che la condizione sociale esercitava sulle famiglie povere del ghetto. Identificò un modello di famiglia organizzato per ruoli e struttura che poteva servire da guida nel contesto in cui operava.
A partire dagli anni '70 si occupò di famiglie con bambini che soffrivano di disturbi psicosomatici, dimostrando una correlazione tra stile relazionale della famiglia e sintomi organici.
Il testo "Famiglie e terapia della famiglia" espone in modo sistematico la teoria strutturale della famiglia di Minuchin.

 

JAY HALEY (1923-2007)

Iniziò la sua carriera come ricercatore nel Gruppo di Palo Alto per poi passare alla pratica clinica sotto la supervizione di Milton Erickson. Una delle idee cardine del suo pensiero fu quella che le relazioni fossero determinate da rapporti di potere e gerarchie. Il sintomo stesso era, per lui, l'espressione di una forma di potere del paziente designato sul resto della famiglia. Lavorò a Filadelfia con Minuchin e ne venne profondamente influenzato, unendo alla propria idea del potere anche elementi strutturali. La struttura della famiglia era però sempre detrminata da un ordine gerarchico, che, se sovvertito, avrebbe portato alla patologia.
Il testo "Fondamenti di terapia della famiglia" può essere un valido spunto per conscere meglio questo autore.

 

MARA SELVINI PALAZZOLI (1916-1999) e IL MILAN APPROACH

Mara Selvini Palazzoli, psichiatra psicanalitica specializzata nel trattamento dei bambini, iniziò ad incontrare le famiglie trattando le ragazze anoressiche insieme alle loro madri. Leggendo i lavori di Bateson e venendo a conoscenza dell'attività clinica di Ackerman, decise insieme ai tre colleghi Boscolo, Cecchin e Prata, di fondare il Centro per lo studio della famiglia di Milano.
Il testo "Paradosso e controparadosso" riassume i punti centrali del lavoro dell'equipe del Centro in quegli anni, descrivendo la struttura delle sedute e la metodologia di lavoro. L'obiettivo dei terapeuti era quello di intervenire sui pattern rigidi di comunicazione all'interno della famiglia, i cosiddetti "giochi familiari".
Un punto di svolta fu la pubblicazione dell'articolo "Ipotizzazione, circolarità e neutralità: tre direttive per la conduzione della seduta", in cui venivano teorizzati alcuni principi guida per la conduzione delle sedute con le famiglie.

 

L'EVOLUZIONE DEL MODELLO

Il Milan Approach è diventato uno stile di lavoro ed un modo di pensare alle famiglie grazie all'attività di formazione in Italia e nel Mondo di Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin, anche dopo la divisione dell'equipe originaria.
Un punto di svolta fu l'introduzione della teoria cibernetica di secondo ordine nella terapia della famiglia. Secondo questa teoria il terapeuta è parte integrante del sistema che sta osservando e non può modificare la famiglia "dall'esterno" con gli interventi terapeutici, ma perturbare il sistema "dall'interno" attraverso l'interazione.
Il testo "La clinica sistemica" descrive, attraverso il dialogo tra gli autori, l'evoluzione del Milan Approach.

Un ulteriore ambito di studio è quello legato alla semantica del linguaggio familiare, sviluppato da Valeria Ugazio. Secondo quest'ottica è attraverso le conversazioni che viene costruito per la famiglia un sistema condiviso di significati del mondo.
Il testo "Storie permesse e storie proibite" descrive questo processo e le modalità in cui particolari costruzioni di significato caratterizzino alcune psicopatologie: il disturbo fobico, il disturbo ossessivo-compilsivo, i disturbi alimentari e la depressione.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

- Campbell D. "The mutiny and the Bounty. The place of Milan Ideas today", Australian and New Zealand Juornal of Family Therapy, Spring 2003
- Gurman A. S. e KnisKern D. P. (a cura di) Manuale di terapia della famiglia, Ed. italiana a cura di Bertrando P., Bollati Boringhieri, Torino, 1995 (Ediz orig. 1991)
- Toffanetti D. e Bertrando P. "Alle radici della terapia della famiglia", Famiglia Oggi, N.3 marzo 2002

 
 
 

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