I principi

del pensiero sistemico

Per poter illustrare brevemente alcune delle idee di base del modello sistemico prenderemo spunto da quelli che Paolo Bertrando definisce come “principi della terapia sistemica” nel suo bellissimo libro “Nodi familiari”. Sono idee che appartengono al modello sistemico e che, in qualche modo, ne seguono l’evoluzione prendendo le mosse dagli assiomi della pragmatica della comunicazione e dalle idee di Gregory Bateson sino ad arrivare al pensiero legato alla seconda cibernetica, al costruzionismo sociale ed ai suoi recenti sviluppi.

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Le relazioni sono più importanti degli individui

Questa idea è forse quella che ha caratterizzato maggiormente il pensiero sistemico nel periodo della sua nascita, quando, contrapponendosi ai modelli vigenti centrati sull’individuo, affermava l’importanza fondamentale della relazione.
Le relazioni influenzano costantemente la nostra vita, sin dal principio, e ne sono alla base al punto tale che, senza di esse, la nostra stessa vita non potrebbe esistere! Porre il focus dell’attenzione sulle relazioni non significa tuttavia mettere tra parentesi gli individui, significa semmai mettere in evidenza la componente relazionale ed interattiva che sta alla base della storia, passata – presente – futura, delle persone.

 

Gli eventi si influenzano a vicenda così che l’ “effetto” retroagisce sulla “causa”, modificandola

Questo principio introduce l’idea di “circolarità”, contrapposta (o per meglio dire “affiancata”) alla visione lineare causa-effetto. All’interno di un sistema gli eventi si influenzano vicendevolmente, rendendo impossibile stabilire ciò che è causa e ciò che è effetto. Il pensare in modo “circolare” mette in evidenza l’interdipendenza delle scelte che gli individui compiono, e le reciproche influenze che soggiacciono ai loro comportamenti, permettendo di uscire da logiche di colpa e pena per abbracciare una visione differente, più complessa.

 

Dare un calcio ad un cane è molto diverso che dare un calcio ad un sasso

Questo principio, enunciato da Gregory Bateson, mette bene in luce la complessità degli esseri viventi, “macchine complesse” imprevedibili per natura. Mentre il movimento del sasso può in qualche modo essere previsto, con appropriati calcoli, non sarà in alcun modo prevedibile il comportamento del cane, che agisce in risposta ad una comunicazione, e non ad una semplice forza impressa. Quelli che, in una visione lineare della comunicazione, venivano visti come oggetti delle nostre azioni comunicative, divengono, in una visione circolare, soggetti comunicativi che retroagiscono, mediante feedback, alle comunicazioni, influenzando a loro volta la fonte del messaggio. La comunicazione diviene così, da semplice scambio di informazioni, interpretazione di eventi e costruzione (o meglio co-costruzione) di significati.

 

Tutto quello che facciamo si basa su premesse

Cecchin, Lane e Ray, nel testo “Verità e pregiudizi”, parlano di pregiudizi utilizzando la seguente “definizione”: “Quando parliamo di pregiudizi intendiamo ogni serie di fantasie, idee, verità accettate, presentimenti, preconcetti, nozioni, ipotesi, modelli, teorie, sentimenti personali, stati d’animo e convinzioni nascoste: di fatto ogni pensiero preesistente che contribuisca, in un incontro con altri esseri umani, alla formazione del proprio punto di vista, delle proprie percezioni e delle proprie azioni”. Prendere in considerazione questa definizione significa anche contemplare l’idea che il terapeuta stesso basi il proprio operato su una visione del mondo soggettiva e quindi limitata. L’incontro tra famiglia e terapeuta diviene pertanto anche un dialogo tra premesse, in cui co-costruire un differente modo di vedere storie, personaggi e relazioni.

 

Il terapeuta fa parte del sistema che sta osservando

Nel momento in cui un terapeuta si relaziona con un cliente entra immediatamente a far parte della sua storia. Ciò significa che entra anche inevitabilmente a far parte del sistema che osserva ed al contempo questo entra a fare parte del proprio. Non è pertanto pensabile, all’interno di questa ottica, un tipo di osservazione oggettiva ed impersonale: la storia del terapeuta e la storia dei clienti si incrociano, per un certo periodo, generando modificazioni in entrambi. Sarà questo nuovo sistema ad avere il compito di costruire (o in alcuni casi decostruire) il problema, cercando di trovare un senso a quanto sta accadendo e aprendo la strada ad altri possibili modi di vedere le cose.

 

Ogni verità in terapia è provvisoria

In conformità con la teoria del relativismo, questo principio riflette il modo sistemico di procedere per ipotesi anziché per interpretazioni o verità consolidate. Le ipotesi sistemiche, costruite nel corso delle sedute insieme agli individui, alle coppie o alle famiglie, non sono altro che modi provvisori di significare gli eventi, connettendo le informazioni raccolte nella conversazione. Le ipotesi non hanno di per sé una validità assoluta, vengono di volta in volta utilizzate, avallate o disconfermate nel corso del processo terapeutico. Spesso si utilizzano per favorire un cambio di prospettiva, per introdurre nuovi modi di vedere le cose aprendo la strada a possibili cambiamenti.

 

Tutto quello che osserviamo nella famiglia, compreso il nostro rapporto con essa, è in divenire

Le famiglie sono organismi in evoluzione costante e le storie che le animano sono anch’esse in continuo divenire. Spesso le difficoltà delle famiglie sono proprio legate ad una situazione di stallo, che blocca il fluire degli eventi paralizzando il sistema e congelandolo in un doloroso presente. Anche la relazione terapeutica, ed il modo con cui si guarda ad essa, essendo parte della storia familiare, segue una sua evoluzione, che, partendo dal “primo incontro” arriva sino al distacco che segna la sua conclusione.

 

Il passato determina ciò che noi siamo, ma ciò che noi siamo dà senso al passato

Anche la visione del tempo assume, nell’ottica sistemica, un carattere di circolarità. Se da un parte il passato influenza il presente ed il contesto di apprendimento all’interno del quale siamo cresciuti ha indubbiamente un peso nella costruzione di quello che noi siamo, dall’altra possiamo dare un senso al passato solo grazie a quello che siamo diventati nel presente. Allo stesso modo è possibile rintracciare le basi del nostro futuro nelle decisioni che prendiamo nel presente ed al contempo l’idea stessa del futuro, attraverso ipotesi, aspettative e realtà immaginate, plasma le nostre scelte nel qui e ora.

 
 
 

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Le persone

Gli autori del modello sistemico

Una breve rassegna delle figure che hanno contribuito alla costruzione di un sapere sistemico in campo psicologico, dai fondatori ai giorni nostri.

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